Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson

Shirley Jackson è stata una scrittrice e giornalista statunitense, nota soprattutto per L’incubo di Hill House del 1959 e La lotteria. Ha esordito scrivendo per il prestigioso «The New Yorker» nel 1948. Nella sua carriera ha scritto anche opere per bambini, come Nine Magic Wishes, e persino un adattamento teatrale di Hansel e Gretel, The Bad Children. Muore per infarto nel 1965, forse a causa della terapia a base di psicoformaci che stava seguendo.

 

Feci finta di non capire; sulla luna parlavamo una lingua dolce e liquida e cantavamo alla luce delle stelle, contemplando da lassù il mondo arido e senza vita.

 

Editore:  Adelphi Edizioni
Data di uscita: 26 novembre 2020
Pagine: 189
Prezzo: 12.00 €

“A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce”; con questa dedica si apre “L’incendiaria” di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l’Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i “brividi silenziosi e cumulativi” che – per usare le parole di un’ammiratrice, Dorothy Parker abbiamo provato leggendo “La lotteria”. Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male – un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai ‘cattivi’, ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.

 

Abbiamo sempre vissuto nel castello è stato il mio “battesimo di fuoco” con Shirley Jackson, non avevo ancora letto niente di quest’autrice e sono sicura che presto recupererò altre sue opere. Non sapevo davvero cosa aspettarmi dalla lettura di questo romanzo, non conoscendo lo stile di scrittura dell’autrice è stato tutto una sorpresa; in realtà avrei tanto voluto avvicinarmi a Shirley Jackson con la lettura de L’incubo di Hill House, romanzo che personalmente ho conosciuto grazie alla serie tv.

Abbiamo sempre vissuto nel castello è un romanzo gotico dalle sfumature horror, c’è tantissima tensione, suspance e apprensione. Shirley Jackson sa bene come incatenare il lettore alle sue pagine e infondere gli stati d’animo cupi e a tratti fastidiosi dei quali la sua opera è intrisa; durante la lettura sono stata avvolta da una spessa coltre di angoscia e incertezza, nella mia mente si sono sempre affollati tanti dubbi e tante domande, interrogativi che sono rimasti in buona parte avvolti dal fumo anche a fine lettura. Questo alone di mistero che avvolge dall’inizio alla fine le vicende vissute dai protagonisti personalmente non mi è dispiaciuto, è strano, molto strano che io abbia apprezzato questo fattore, generalmente desidero che alla fine di un libro tutto mi sia chiaro, non sopporto i punti interrogativi perché mi danno la sensazione che il romanzo sia incompiuto. In Abbiamo sempre vissuto nel castello rimangono tanti punti oscuri, tante domande che rendono la vicenda ancora più tetra e angosciante; da una parte avrei tanto voluto andare a fondo dei misteri dall’altra però sono stata investita dalla consapevolezza che il non detto è un punto forte del romanzo.

 

 

Mary Katherine, voce narrante del romanzo, ci racconta la sua realtà che consiste nel vivere in una bolla immobile di felicità insieme alla sorella Constance e allo zio invalido. I tre vivono da soli nella grande tenuta dei Blackwood, come mai? B’è perché sono tutti morti! I genitori delle ragazze, la moglie dello zio e altri partenti, tutti morti a causa di un incidente con lo zucchero, durante una cena è risultato che il dolcificante è stato avvelenato con una massiccia dose di arsenico. Chi sarà stato a seminare morte in questa antica e ricca famiglia? Qualcuno di estraneo o qualcuno all’interno?

Sei anni sono passati dalla tragedia e in questi sei anni le due sorelle si sono isolate dal mondo, rinchiuse nella loro casa si occupano dello zio, della tenuta e del giardino…forse per espiare una colpa? Non lo sappiamo, anche se per fortuna durante la lettura scopriremo il colpevole degli omicidi ma l’autrice non ci porterà a fondo sulle oscure motivazioni che hanno portato a questo gesto. La vita delle sorelle Blackwood sta per essere nuovamente sconvolta, un’anomalia, un nuovo elemento piomba nelle vite di questa famiglia e sconvolgerà i delicati e strani equilibri.

Abbiamo sempre vissuto nel castello è stata una lettura davvero interessante, un romanzo particolare che mi ha fatto nascere il desiderio di recuperare altre opere di Shirley Jackson.

 

 

 

 

 

 

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